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fotogramma Decalogo 1

DECALOGO 8

"Non dire falsa testimonianza."

Krzysztof Kieslowski

   
Non dire falsa testimonianza. Durante la guerra Sofia mente, probabilmente per paura, mettendo a repentaglio la vita di una bambina ebrea, Elzbieta. La quale ‘miracolosamente’ si salva lo stesso, va a vivere in America, e dopo quarant’anni torna a trovare colei che non l’ha salvata. Sofia è adesso una docente di etica, ha poi aiutato molti altri, ha costruito la propria vita cercando di farla discendere da retti principi, impone a sé stessa una salda autodisciplina. Ma non ha mai fatto i conti con quella menzogna, l’ha solo razionalizzata, mentendo ancora agli altri, ma soprattutto a sé stessa. Tutto il suo darsi da fare e la sua coerenza morale non la salvano. Lei non sa chiedere realmente perdono, ha solamente costruito un’immensa sovrastruttura razionale per nascondere la vergogna di quella colpa, la quale quindi resta il fulcro di tutta la sua vita. Per questo il quadro è sempre storto, le cose di casa non funzionano, il contorsionista incontrato nel parco simboleggia plasticamente la sua stessa vita. Elzbieta, che si è liberata dalla paura una volta per tutte e che vive una fede autentica, mette in evidenza come Sofia sia ancora vittima della sua paura e non abbia fatto alcun reale progresso. La riconciliazione tra le due è fittizia, perché nella falsità e nella più profonda solitudine vive ancora Sofia, incapace di spezzare la sua presunta autosufficienza. Voto 10.