4.4 La svolta |
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Quando avrà finito di leggere questo paragrafo, il lettore che conosce non da vicino la nostra storia, forse vivrà un po’ di disappunto. Penserà, forse, che sta leggendo la vicenda di un gruppetto di presuntuosi, un po’ troppo arroccati sulle loro posizioni, incapaci di compromettersi con la società circostante e quindi in definitiva votati allo scacco, alla marginalità. Questa ce la siamo già sentita dire e ci ha fatto riflettere, ma la nostra fuoriuscita dalla presidenza del C.S.I. dopo otto anni di collaborazione diretta fu fortemente motivata e in definitiva necessaria per lo sviluppo degli ideali associativi. L’Associazione, per quanto si dedichi ad attività semplici in una realtà limitata, ha sempre avuto una spiccata consapevolezza del contesto generale in cui si trova inserita, non è stata mai ripiegata su sé stessa in un orizzonte limitato; dal suo punto di vista particolare ha sempre guardato al territorio e al mondo, al presente e alla storia. E questo sguardo più ampio ha influito tante volte sulle scelte. Ad un certo punto devi per forza tenere conto di una dinamica più grande da capire e affrontare. Se fai finta di nulla, ti fai trascinare in basso passivamente. Viviamo in pieno l’età avanzata di una radicale trasformazione dell’occidente, dove vecchie strutture ideali e sociali crollano e piccoli germi di nuovi sviluppi timidamente nascono. Devi scegliere. Se non scegli, hai scelto di non scegliere. Devi scegliere se stare dentro una casa che crolla, puntellando l’edificio, vedendo di giorno in giorno le crepe che si aprono, oppure avere il coraggio di abbandonare la “tua” casa, magari andare in campagna, vivere in una tenda, provando a ricostruire per il presente e ancor più per il futuro. Nella nostra analisi, dura ma realista, il C.S.I., nato da un’iniziativa della destra cattolica quando la seconda guerra mondiale non era ancora finita, è una di queste case che crollano. Tanti cercano di puntellarla. Noi avevamo provato a ristrutturare completamente almeno una stanza, ma ci è stato impedito. Siamo allora usciti all’aperto verso una nuova strada, che speriamo ci porti lontano. Un discorso analogo, ma in termini ancora più ampi e drammatici può essere fatto per la Chiesa. Non ci si illuda delle spettacolari manifestazioni di massa di questi anni. Lo scricchiolio delle crepe viene coperto dal tuono di fuochi d’artificio: i più superficiali non si accorgono di nulla, ma i botti mascherano e peggiorano la situazione. Apocalittici? Forse, non per il gusto della disfatta però, ma per il desiderio di costruire un nuovo mondo a partire dalle persone di buona volontà. Restando al C.S.I., ecco in breve come andarono le cose. Al congresso del ’96 poche società erano presenti, al “dibattito” ci fu un solo intervento, era evidente come il comitato fosse in profonda crisi di partecipazione. Il nostro obiettivo prioritario divenne quello di incentivare la presenza delle associazioni verso una maggiore democrazia e rappresentanza; era un progetto radicale ma ponderato. Tant’è vero che si procedette con molta gradualità. Il primo anno andò molto bene, come riferito nel precedente paragrafo. Il secondo anno si doveva iniziare con la fase “due”, che prevedeva una più spiccata qualità della proposta sportiva e alcune attività innovative. Qualcosa si inceppò. Gelosie e paure dei più anziani? Mancanza di una visione più generale e strategica da parte di qualcuno? Paura di essere scavalcati? La vita in comitato a poco a poco diventa impossibile con continui conflitti di competenze, con una presidenza spaccata esattamente a metà, incapace di decidere. Vincono i personalismi di chi vuole gestire da sé scavalcando gli organi istituzionali. A maggio ’98 nell’impossibilità di proseguire il progetto che si era data la presidenza eletta dal congresso, poiché non è ancora maturato un sufficiente consenso all’azione di rinnovamento, e per non ingaggiare una battaglia troppo aspra con chi, pur stando dall’altra parte, è considerato amico, Alessandro, Chiara e Seby si dimettono dalle loro cariche. Dopo qualche giorno si dimette anche Nunzio da presidente provinciale del C.S.I. |
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