2.5 Tutti a scuola

 

“Ciao, non ti ricordi di me? Questo è il mio bimbo. Tu eri la mia allenatrice in palestra nel modulo...”. Maria focalizzò meglio il viso, tolse via il gonfiore postparto e si ricordò di lei, una delle più spericolate ragazzine dei famosi moduli.

Impossibile dimenticare una delle attività più entusiasmanti ed estenuanti di tutta la storia della Giovaninsieme, anche se i ragazzi erano centinaia e ricordarli tutti sarebbe un’impresa per chiunque. Una nuova legge, la 216/91, chiamata da tutti semplicemente la 216, come fosse un nuovo modello di macchina, destinava fondi per le attività motorie nei quartieri popolari. Il CSI organizzava i “moduli” a San Giovanni Galermo e a Trappeto Nord.

La Giovaninsieme mise anima, cuore e animatori per sostenere l’impresa. A fronte di un piccolo rimborso gli animatori avevano affidato uno o più moduli di ragazzi o ragazze delle elementari e delle medie a cui proporre attività ludica e sportiva. Le scuole mettevano a disposizione le strutture. Gli enti organizzavano i tornei. Non so più quanti moduli riuscimmo ad attivare: di Giocasport alle elementari, di calcio e pallavolo alle medie. Tre volte la settimana gli allenamenti, il sabato o la domenica le gare. Leggo in un vecchio comunicato del 93: 16 moduli presso il circolo didattico “Padre Santo Di Guardo”, 13 presso la scuola media “Quasimodo”, 9 presso la scuola media “Petrarca”. Ogni modulo era composto da 15 ragazzi. Numeri da capogiro. Per tanti ragazzi significava il primo contatto vero con lo sport al di là dell’educazione fisica. Molti continueranno poi l’attività con l’Associazione nel futuro.

La scuola, che già era un interlocutore privilegiato dell’Associazione, adesso diveniva il principale punto di riferimento sul territorio. Grande collaborazione tra i dirigenti scolastici e gli animatori. Una ventata di impegno e rinnovamento sembrava soffiare sul mondo del volontariato e di quello che iniziava a chiamarsi il non profit. Non erano anni facili per l’economia nazionale, scossa dalla svalutazione della lira e chiamata ad uno sforzo “patriottico” per il rispetto dei parametri di Maastricht e l’ingresso nell’unione monetaria europea. E ciò ci fa intendere quanto conti la volontà politica di impegnare le risorse disponibili per il sociale. Anche se la legge era del 1991, infatti, fu finanziata per il 93 e anche per qualche anno in seguito, favorendo lo sviluppo sociale dei minori nei quartieri a più alto disagio sociale.

In effetti quella dei “moduli” fu un’attività di socializzazione che in un quartiere come San Giovanni Galermo non si era mai vista e che andava ben al di là dei ragazzi, coinvolgendo tutti i cittadini. Finalmente intere famiglie assistevano alle attività dei figli, si incontravano nelle palestre e nei campi all’aperto, venivano a scuola non per sentire i rimproveri dei professori, ma per sedere sugli spalti ad ammirare le prodezze dei ragazzi in un clima di festa e collaborazione molto costruttivo.

Il tempo passa e purtroppo uno slancio di quel genere non si vede da anni. La spesa sociale è sempre più ridotta all’osso. Le organizzazioni volontarie non possono da sole coinvolgere così tante persone. Spesso devono fare i conti con i centesimi e ridurre il loro raggio di intervento per non incorrere in rischiosi scivoloni.

A distanza di anni, se penso ai moduli, mi viene in mente una palestra stracolma, e tre campi di pallavolo con tre partite in contemporanea. I modelli dei completini per le innumerevoli squadre attingevano ormai alle fantasie più sfrenate di qualche stilista in erba o forse ai resti di magazzino di negozi falliti. Pur di non avere le stesse casacche, si videro maglie verdi a righe verticali nere, maglie bianche tigrate di verde, ecc. ecc. Ogni tanto ancora qualcuna compare nei cortili di San Giovanni, eredità di un fratello, di una sorella o anche di un giovane papà.

 

 

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