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3. 1993-1996. EXPLOIT |
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3.1 Tra orientamento e disorientamento | |||
“A tutti i partecipanti in regalo il marsupio dell’orienteering” gridava al megafono Fabio dal furgone Volkswagen, che faceva il giro del quartiere per raccogliere iscrizioni. Il furgone era stato gentilmente prestato dal prof. Salvo Amore, allora presidente del consiglio di quartiere, ed era stata di Alessandro l’idea di raccogliere le iscrizioni in modo volante tra i ragazzi dei vari muretti. Ma iscrizioni per che cosa? Per la corsa di orientamento, no? Direttamente dalla Scandinavia, sull’onda di una campagna nazionale di diffusione, giungeva anche a San Giovanni Galermo lo sport più chic del momento. Un territorio, una cartina che lo riproduce e delle lanterne in essa segnalate da ritrovare prima di giungere al traguardo. Era stato Seby, invece, a realizzare l’impresa di riprodurre una cartina fedelissima di San Giovanni con tutte le più recenti modifiche, sulla base di una vecchia pianta dell’ufficio tecnico del comune che non teneva conto di tutti i fungo-palazzi degli ultimi dieci anni. Passo misurato, matita, gomma e grande senso dell’orientamento per colui che sarebbe stato (fra le altre tantissime cose) l’organizzatore di tutte le corse di orientamento associative future.
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La Cartina fedelissima di San Giovanni del 1993 realizzata da Seby |
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Dopo una settimana di battage pubblicitario raccogliemmo la cifra ragguardevole di 120 iscritti, che in calzoncini o tuta si presentarono puntuali all’appuntamento con un insolito sport: era il 24 ottobre 1993. I grandi partecipavano in coppie, i piccoli a squadre, seguiti da un dirigente. Partenza dalla scuola elementare di via Belvedere e arrivo in Piazza Chiesa Madre, dove tante signore volenterose servivano agli atleti un thé caldo preparato da Anna. Qualcuno si perse nei labirinti secondari del paese che non aveva mai percorso... Vinsero Luca Ciulla, Antonino Gulisano e Marco D’Ignoti, capitanati da Alessandro Di Santi per la categoria ragazzi (6 lanterne su 6 in 54’ e 36’’); Gabriele Cristaldi e Giovanni Fiume per la categoria under 15 maschile (11 lanterne su 11 in 1h 6’ 53’’); Mirella Marletta e Laura Firrarello per la categoria under 15 femminile (11/11 in 1h 14’ 26’’); Filippo Privitera e Giuliano Salerno per la categoria juniores maschile (11/11 in 38’ 57’’); Raffaella Di Guardo e Simona Bertini per la categoria juniores femminile (11/11 in 1h 29’ 13’’). Quello fu un autunno caldo per l’Associazione, soprattutto per le tensioni che si aggravarono tra gruppo dirigente e parroco. È in questi mesi infatti che maturano fatti decisivi per il futuro non solo dell’Associazione, ma anche della parrocchia e dell’intero quartiere. Il clima parrocchiale è poco sereno. Dopo quattro anni il viceparroco, padre Antonio, figura di riferimento delle realtà giovanili, che in tutto questo tempo era stato per tantissimi una presenza profetica e incoraggiante, è costretto a lasciare la parrocchia e viene trasferito a Bronte. È un duro colpo per tutti, ma già da tempo covava un malessere che non si riusciva a dissolvere. Il parroco ha un progetto: quello di costruire e restaurare delle strutture materiali che possano servire alla parrocchia per le sue attività future (chiesa e canonica; chiesette, sale e locali sparpagliati per il quartiere). I gruppi giovanili, le comunità di base, gli scout, la caritas, tutto ciò che fa movimento, partecipazione, confusione anche, possono intralciare il corso di questo progetto. In ogni caso distolgono. Distolgono il parroco, che, impegnato la mattina a scuola (non può lasciarla, ne scapita la pensione), ha poche energie e deve tutte concentrarle in quella sua passione. Ci sono finanziamenti per miliardi di lire, del resto. I gruppi parocchiali dovrebbero autosospendersi. Fare epoché. Non disturbare, smetterla di fare richieste, “collaborare, aiutare” “non intralciare” “voi distraete i ragazzi” “basta, fuori di qui, vi spengo la luce” “non ti do le chiavi” “NO” “NO” “NO” “NON HAI CHIESTO IL PERMESSO” “CHIAMO LA POLIZIA!”. I laici creano troppi problemi, sono ingovernabili, ragionano troppo. Meglio affidare tutta l’attività pastorale alle suore, che hanno fatto voto di obbedienza. In particolare, per quanto riguarda l’Associazione, inizia una vera e propria campagna di discredito (anche dal pulpito) nei confronti delle attività che essa propone e dei suoi dirigenti. Non si accetta che la parrocchia possa svolgere accanto alle liturgie e alla catechesi, anche attività sociali, fra cui quella sportiva, fondamentale per i giovani di un quartiere che non dà nulla. In un clima che si fa via via più teso, divenuti oggetto di pesanti attacchi quotidiani, in mancanza di concrete testimonianze di solidarietà da parte degli altri laici, anch’essi disorientati per ciò che sta avvenendo, i dirigenti dell’Associazione decidono all’unanimità di continuare la loro opera lontano dai locali parrocchiali, nello stesso spirito che li ha animati da sempre. Eppure, nonostante il clima di tensione e isolamento progressivo, l’Associazione non manca di proporre con continuità le sue attività, sperimentandone anzi di nuove. A settembre lo slargo di via Don Minzoni si trasforma in “palazzetto” all’aperto per ospitare “Giovani in...piazza”, manifestazione di pallavolo mista. Aderiscono cinque squadre dai nomi improbabili (Maraggam, Makumbo...) tra cui quella degli SCOUT CT 15, nonostante il veto del parroco a partecipare a un torneo senza imprimatur. Vincono “I magnifici 8” di Sergio Speranza & c. Ad ottobre parte invece la “Coppa Giovaninsieme” torneo di calcio a 5 per i ragazzi della scuola media. Si svolgerà presso lo splendido campo della Cooperativa Prospettiva, con la quale inizia una proficua collaborazione. Per due anni consecutivi il torneo si svolgerà presso Prospettiva. La formula sarà poi alla base dei successivi fortunatissimi tornei “Scuolagoal”, svolti negli anni seguenti presso i campi in duro della scuola media Quasimodo. I tentativi di riavvicinamento tra gruppo dirigente e parroco, con la mediazione anche di importanti personalità della diocesi, non sortiscono purtroppo alcun risultato e un giorno di novembre si lascia anche il garage piccino picciò e ci si trasferisce in un’altra sede.
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