4.2 Un grande prato verde |
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Recatesi al paese più vicino per fare la spesa, passando davanti a una vetrina, Chiara e Maria si ricordano dell’esistenza degli specchi, vi si specchiano di fronte e di tre quarti, come solo le donne fanno: da dieci giorni non ne vedevano uno. Non sembrano molto soddisfatte. I campi estivi possono essere esperienze “selvagge”. Quello del 1994 fu forse il più naturalistico, forse anche troppo. Fu organizzato ad agosto presso la casa di montagna del signor Perni, gentilmente messa a disposizione di un numerosissimo gruppo di soci e dirigenti, che si alterna in due turni di cinque giorni ciascuno. Ragazzi in tenda sotto il grande castagno e ragazze in casa. L’incubo del gatto di Olga ricorre ancora nei sogni di chi vi partecipò. Insieme a quello del Risiko umano, un gioco notturno fatto di strategia e abilità, che caratterizzerà tutti i successivi appuntamenti. Un’escursione errabonda per raggiungere l’osservatorio astrofisico, il campo di pallavolo che si trova tra le stoppie riarse della radura a circa un chilometro dalla casa, la gara di ballo al lume di candela, una campana ossessiva per la sveglia e gli avvisi. La corsa mattutina guidata da Rosalda. Giuliana, Adriana, Angela, Abramo, Sergio, Ettore, Flavio: volti nuovi alla prima esperienza, la pioggerellina del dopopranzo e poi fa più caldo di prima, il sole, pallone di fuoco, che si corica dietro la “montagna”... immagini indelebili nella memoria, condite da una sorta di primordiale nostalgia. Natura, libertà, semplicità, collaborazione sono i pilastri di ogni campo. L’anno prima fu una tre giorni in appendice al campo parrocchiale, nell’agosto del 1993, a Biancavilla, presso la casa di campagna di don Antonio Catalfo, tra le viti e gli olivi. Quel campo è ancora ricordato per la tanta acqua che pioveva di giorno, ma non dal cielo, e per gli interminabili falò, dove si bruciava di tutto. Si inaugura anche la corsa di orientamento notturna, con mappa elaborata a mano (e piedi) da Seby. Vincono Nunzio, Raffaella e Maria; Pippo e Claudia dispersi. I campi non sono però solo giorni di svago e divertimento. Ci sono sempre degli incontri formativi e di riflessione. C’è anche spazio per la verifica dell’attività passata e la programmazione di quella futura. Non mancano esibizioni artistiche e piccoli spettacoli fai da te. Si tratta di giorni intensi, dove l’amicizia si rafforza tra fornelli, lavandini, escursioni e discussioni. Nel ‘95 e nel ‘96 il campo estivo è organizzato a Solarino, nel siracusano, presso una grande casa con tanto verde e campi sportivi intorno: le escursioni a Pantalica e il sole accecante sul campo bianco, la piccola Emilia che passa di braccia in braccia, Toti che fa l’alzabandiera sul tetto che scotta. Nel ’97 si va a Pizzo Chiarino, un posto straordinario a picco sullo Stretto di Messina: il panorama sembra un atlante con le Eolie e la Calabria che le afferri con una mano, ma la vista non c’è sempre a causa della... nebbia. I tormentoni del campo sono il nome di Anna che si allunga indefinitamente, le telefonate della mamma di Gisella, “les ballons” al cioccolato di Nancy e “Gatto Romeo” che ruba i biscotti. La cosa più bella, l’alba ad Antennamare dopo la camminata notturna e Salvo ancora lì che aspetta il sole sorgere ad ovest. Nel ’98 e nel ’99 ancora a Biancavilla, ma per esperienze più brevi. Nel 2000 il rilancio dei campi estivi a Santa Maria di Licodia, con un nuovo gruppo di ragazzi e un’associazione che riprende il suo cammino verso un altro decennio. |
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